“Nelle campagne elettorali è importante tornare a stringere le mani”
Il prof dell'Università di Perugia Marco Mazzoni: "Contano tre elementi, televisione, rete e territorio. Il contatto umano anche dei leader nazionali può funzionare".
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today14 Novembre, 2024 48 1
Il 25 novembre, Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne, assume una nuova sfumatura nel mondo digitale. Le piattaforme online sono divenute uno spazio indispensabile per la comunicazione e l’attivismo, ma si rivelano anche un ambiente pericoloso per molte donne, esposte a nuove forme di violenza, tra cui molestie, minacce e discriminazioni amplificate dall’uso della tecnologia. Queste forme di violenza digitale non solo ledono la libertà di espressione, ma contribuiscono a limitare la partecipazione delle donne nello spazio pubblico, minando la loro dignità e sicurezza.
Secondo le Nazioni Unite, una donna su tre ha subito almeno un episodio di abuso online, e tra le più colpite si annoverano attiviste, giornaliste e figure pubbliche. La violenza digitale include un’ampia gamma di attacchi: dai messaggi sessualmente espliciti e non richiesti alla diffusione non consensuale di immagini intime, fino a vere e proprie campagne diffamatorie e intimidatorie. L’Unione Europea ha evidenziato che, per molte donne, queste esperienze generano ansia, paura e autocensura, portando alcune a ritirarsi completamente dai social media. Un esempio particolarmente grave è rappresentato dal revenge porn, una forma di vendetta che colpisce soprattutto le donne e che può avere conseguenze devastanti sulla loro vita personale e professionale. La possibilità che una semplice foto possa essere utilizzata per minacciare, screditare o esporre pubblicamente una persona accentua la disparità di genere online.
Uno dei fattori che contribuiscono a queste disuguaglianze è la profilazione algoritmica.
Le piattaforme social come TikTok e Instagram raccolgono una quantità enorme di dati sugli utenti per personalizzare contenuti e pubblicità. Tuttavia, spesso gli algoritmi finiscono per replicare e amplificare stereotipi di genere, sessualizzando i contenuti creati da donne e indirizzandoli a un pubblico che li commenta in modo inappropriato.
Amnesty International nel 2023, attraverso numerosi report, ha mostrato come i contenuti relativi a temi sensibili, come i diritti delle donne e la salute sessuale, vengano spesso censurati o relegati a margine, impedendo una piena informazione e limitando l’accesso a informazioni cruciali.
La tech-facilitated gender-based violence (Tfgbv), o violenza di genere facilitata dalla tecnologia, è ormai considerata una delle più gravi minacce alla libertà e alla sicurezza delle donne online. Non è solo questione di algoritmi discriminatori, ma anche di strumenti come spyware e app di sorveglianza che violano la privacy di attiviste e donne comuni. In Thailandia, Amnesty International ha denunciato l’uso del noto spyware Pegasus per monitorare illegalmente l’attività di attiviste per i diritti umani, causando effetti psicologici devastanti e inducendo molte donne all’autocensura per paura di ripercussioni.
A livello normativo, l’Unione Europea ha recentemente introdotto il Digital Services Act (DSA), una normativa che obbliga le piattaforme digitali a prevenire i rischi di violenza online e a rimuovere contenuti dannosi. Tuttavia, come sottolinea Maura Gancitano, fondatrice di Tlon, una vera trasformazione richiede anche un cambiamento culturale che riconosca la violenza digitale come una forma di discriminazione di genere.
La questione della cyber-violenza ha un impatto tangibile sul benessere e sull’autostima delle donne, specialmente delle giovani. Il Parlamento Europeo ha sottolineato come l’utilizzo costante dei social media possa peggiorare la percezione di sé e del proprio corpo, fenomeno particolarmente acuto nelle adolescenti, che si trovano a navigare in uno spazio dove il corpo femminile viene costantemente giudicato, sessualizzato e comparato agli stereotipi di bellezza irraggiungibili.
Un impegno collettivo da parte delle istituzioni, della società civile e delle aziende tecnologiche è indispensabile per combattere la violenza di genere online.
La Giornata del 25 novembre non è solo un’occasione per sensibilizzare sulle forme tradizionali di violenza, ma anche per ricordare che lo spazio digitale deve essere sicuro e accessibile per tutti. In conclusione, è fondamentale ampliare il concetto di violenza di genere, includendo la dimensione digitale come una delle sfide più urgenti per i diritti delle donne nell’era contemporanea.
Celebrare questa giornata significa lottare affinché ogni donna possa esprimersi liberamente e senza paura, anche online.
Elisa Spinelli
Written by: Radio Glox
Il prof dell'Università di Perugia Marco Mazzoni: "Contano tre elementi, televisione, rete e territorio. Il contatto umano anche dei leader nazionali può funzionare".
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