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Annuncio: smarrito il pensiero pacifista

today24 Ottobre, 2024 37 1

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Ho fatto un esperimento. Ho aperto ChatGPT – famoso tool di OpenAi che permette di dialogare con l’intelligenza artificiale – l’ho messo alla prova su un tema difficilissimo. Gli ho chiesto di scoprire quante volte, nel corso degli ultimi sette giorni, è stata utilizzata la parola guerra dai principali quotidiani italiani online. Sapevo la ricerca poteva essere complessa e mastodontica. Anche se ho ben ristretto il campo d’indagine per l’amico artificiale ChatGPT, perché ho tenuto fuori molti altri mezzi di comunicazione come i quotidiani e settimanali cartacei, le televisioni, le radio, i social, per evidenti motivi pratici. È vero che è un’intelligenza artificiale, ma mi sembra difficile che riesca a rintracciare e analizzare le parole diffuse via etere. Per cui, tanto ma poco, partiamo da questo: 7 giorni, quotidiani online e parola ‘guerra’. Risultato? ChatGPT mi dice che è un lasso di tempo troppo ampio e non riesce ad effettuare la ricerca. Giusto, può starci: riduco ancora un po’ la richiesta. La mia nuova domanda è più pacata: quante volte, nel corso delle ultime 24 ore, è stata utilizzata la parola guerra dai principali quotidiani italiani online? La risposa del mio amico Chat mi ha sorpreso, mi ha fatto riflettere: “Non riesco a darti una risposta precisa, perché il dato è talmente alto ed in continua crescita che rischierebbe di risultare inesatto”. 

Pausa, fermiamoci qualche istante. Non stiamo dicendo nulla di incredibile: è ovvio che negli ultimi mesi (purtroppo anni), in Italia, stiamo parlando tantissimo di guerre.

Se n’è forse sempre parlato, ma prima il conflitto russo-ucraino e mannaggiaquestavoltapropriovicinoacasanostra, poi quello medio-orientale, brutalmente diventato nella nostra bella penisola, una insensata e patetica lotta tra rossi e neri nel tragico ring di Facebook, X e Instagram, ci hanno probabilmente spaventato al punto tale che ne parliamo tanto, tantissimo. Alcuni potranno dire che ne parliamo male, altri che non ne parliamo abbastanza, altri ancora che ne parliamo al punto che non se ne può più. Ma giudizi a parte, il fatto resta: la narrazione delle guerre è costante nei nostri canali d’informazione, a volte anche attraverso la diffusione di storie e immagini talmente macabre da far sgretolare tutte le regole deontologiche della professione giornalistica (già sento le voci di chi dice “eh ma serve per sensibilizzare”).  Comunque, alla guerra oramai siamo abituati, purtroppo. Sì, certo, ci stupisce ancora ma se domani dobbiamo parlare di un ministro che parla una lingua incomprensibile o della segretaria di un partito che duetta con J-Ax ce ne dimentichiamo subito. 

Il fatto, e qui arrivo al nocciolo della questione, è che oltre che ad esserci abituati alla guerra, mi sembra che iniziamo ad essere abituati anche all’assenza di pace. Mi spiego meglio, di guerra  abbiamo detto che parliamo tanto; ma quanto di parliamo di pace? Intendiamoci, io non voglio fare lo sterile annuncio pacifista “Stop The War Now”. Io voglio dire un’altra cosa: da quanto tempo non sentiamo un serio progetto o pensiero politico per la pace? In quest’ultimo periodo, io, la mattina mentre provo a capire cosa succede nel mondo, sentendomi un po’ un Indiana Jones (molto meno figo di Harrison Ford) vado alla ricerca del pensiero di pace perduto. E al posto della frusta di Jones, ho due dita con le quali scrollo i social, sfoglio i giornali e frugo nel web. Io non riesco davvero mai a trovare un pensiero politico pacifista di senso. È chiaro che la ricetta per la pace nel mondo, come chiedevamo nella lettera a Babbo Natale, non si può avere. Ma qualcosa in più del pressappochismo dei nostri giorni si può chiedere? Perché a me il pensiero un po’ radicale di una certa sinistra che chiede a gran voce lo stop dell’invio delle armi, in alcuni casi anche la stessa sospensione della fabbricazione delle armi, poi la convocazione di una conferenza ONU per una pace mondiale può anche affascinarmi. Ma chiedo: siamo certi che sia realizzabile? Che sia possibile, che sia concretamente fattibile? Io ho tanti, molti dubbi. E poi un pensiero politico pacifista io non lo pretendo da un partito, ma da un’istituzione. Quindi non vi condivido in queste righe delle ricette facili – non posso certo darle io – ma una richiesta. Sarò pretenzioso? Sarò anche un po’ qualunquista? Forse. Se voi però conoscete un pensiero politico pacifista ragionevole, fatemi sapere, sicuramente me lo sono perso per strada. In alternativa, cara Europa, ti prego, pensaci tu. 

Martino Tosti

Written by: Radio Glox


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