Sappiamo che i social media hanno trasformato la sfera pubblica, creando nuove figure di riferimento culturale: le/gli influencer. Si tratta di donne e di uomini che, grazie alla loro capacità comunicativa e alla costruzione di una presenza online autentica, o percepita come tale, sono in grado di influenzare mode, opinioni e stili di vita. Eppure, in questo spazio digitale, dove il consenso e attenzione sono risorse limitate, emergono spesso conflitti, che sfociano anche sotto forma di bullismo online. Non si tratta solo di una questione di scontri personali, ma di dinamiche più profonde legate alla competizione simbolica e alla ricerca di legittimità nel campo culturale digitale.
Le donne, in particolare, sono soggette anche online a una forma di giudizio più severo rispetto ai colleghi uomini. Questo si manifesta attraverso attacchi che non si limitano alle competenze professionali, ma invadono anche la sfera personale; aspetto fisico, la maternità, le relazioni sentimentali diventano bersagli ricorrenti. Inoltre, la narrazione mediatica tende a enfatizzare la rivalità femminile come spettacolo: celebrare o evidenziare conflitti tra influencer femminili non fa che rafforzare uno stereotipo antiquato, ovvero quello della donna incapace di collaborare con altre donne, perpetuando un circolo vizioso che alimenta l’ostilità reciproca. Trasformare la rivalità in una narrazione mediatica di successo, finisce per danneggiare il valore del femminile stesso. Si tratta di una dinamica radicata nel cosiddetto “patriarcato interiorizzato”, un concetto che descrive come le donne, talvolta inconsapevolmente, adottino comportamenti critici nei confronti delle altre donne, rispondendo a norme culturali che le spingono a vedersi come rivali invece che come alleate. La spaccatura femminile, anche online, rende evidente come la società sia ancora legata a un ideale femminile impossibile e contraddittorio.
Un esempio di qualche giorno fa, che si può considerare emblematico, è il conflitto tra Eleonora Arcidiacono e Carlotta Fiasella, due figure di spicco della nuova generazione di influencer su TikTok. La polemica ha avuto inizio quando Arcidiacono ha pubblicato un video in cui criticava l’atmosfera superficiale degli eventi per influencer, descrivendoli come ambienti “falsi e terribili”. Le sue parole hanno immediatamente scatenato reazioni. Una di queste è quella dell’influencer Carlotta Fiasella, che ha risposto difendendo la categoria e sottolineando come gli eventi per influencer siano, al contrario, un importante occasione di lavoro e networking. Questo botta e risposta ha generato un’ondata di divisioni all’interno delle community digitali e di commenti negativi legati alla sfera personale delle due influencer. Non bisogna sottovalutare l’effetto domino di questi comportamenti sul pubblico più giovane: i follower, spesso adolescenti, osservano e interiorizzano queste dinamiche, riproducendo schemi di aggressività e di competizione tossica all’interno delle loro reti sociali. Affrontare il bullismo online tra le influencer, quindi, significa riconoscere la complessità delle dinamiche in gioco: la competizione per il capitale simbolico, le disuguaglianze di genere e il ruolo delle piattaforme social.
La soluzione non è semplice, ma passa attraverso l’educazione digitale, la promozione di modelli positivi e il riconoscimento della responsabilità collettiva. Le influencer stesse, come figure pubbliche, possono svolgere un ruolo fondamentale nel ridefinire il modo in cui si relazionano tra loro, scegliendo la solidarietà invece che la competizione distruttiva.
Elisa Spinelli