Seguiteci per dieci righe e non di più, poi mollateci al nostro destino e tornate alle cose importanti che avete da fare o pensare. Ma prima, vi dovete leggere queste dieci, massimo quindici righe. Per dirvelo, inoltre, non useremo sette aggettivi per un sostantivo, una foresta inestricabile di perifrasi, ellissi, immagini e metafore da far venire il mal di testa. Saremo semplici, ma senza cadere nel semplicismo, malattia cronica dell’imbecillità. E allora, eccoci al punto: il 17 e 18 novembre la nostra Umbria, insieme all’Emilia Romagna, andrà al voto per scegliere il presidente della Regione e il consiglio regionale che nei prossimi cinque anni salirà sulla tolda di comando di di Palazzo Donini cercando di indirizzare i destini economico-sociali della nostra piccola Regione.
Ma da qui al momento in cui tutti noi depositeremo la nostra scelta politica al seggio, c’è di mezzo una campagna elettorale. Che di fatto, mentre stiamo scrivendo, è già iniziata anche se non ancora nel pieno di furore dello scontro. Ed ecco perché di fronte a più di un mese di campagna elettorale, inviamo una supplica o desiderio nella classica bottiglia di vetro a tutti i candidati in corsa. Augurandoci che questa piccola bottiglia approdi sulla spiaggia dell’ascolto. Per favore, candidati presidenti e candidati consiglieri, non fateci assistere alla solita campagna elettorale a cui ci hanno abituato tutti gli schieramenti negli ultimi anni. Vi supplichiamo, non fateci annoiare. Se lo fate sappiate che rischiate di non essere più al passo con i tempi e magari noi elettori ce ne accorgiamo e vi penalizziamo.
Facciamo il classico esempio alla lavagna, come ci chiedeva con dolce fermezza la maestra, applicandolo ai due schieramenti elettoralmente maggioritari. E allora quello che non vorremmo sentire perché di fatto già siamo in grado di immaginarlo è un centrodestra che ci dice in coro di aver strappato – ereditato una regione dopo un cinquantennio di cura della sinistra che era sull’orlo del collasso con conti economici fuori controllo e tutti gli indicatori che segnavano tempesta e che invece, ora, riesce a scorgere, grazie al suo lavoro, la classica luce in fondo al tunnel. Insomma, quella ereditata era una casa abbandonata a se stessa e che ora è tornata a nuova vita. Dall’altra parte il centrosinistra sarà lì pronto a ribattere che con cinque anni di centrodestra l’Umbria è finita sull’orlo del burrone della marginalità sociale e economica, e che l’unica via d’uscita è ridare fiducia al centrosinistra. Ecco, se questo è lo schema di gioco politico a cui ci verrà chiesto di assistere, invece dei popcorn, dovremmo tutti munirci di una tazza per versare abbondanti dosi di camomilla e pregustare il sonno dell’interesse.
Arrivati a questo punto, c’è solo da augurarsi, attraverso una supplica che questa replica della replica, ci venga risparmiata a noi e soprattutto venga risparmiata all’Umbria che, dentro un quadro internazionale mutato in tutti i suoi parametri in pochi anni, non merita di restare inchiodata a una campagna elettorale vecchia perché, di fatto, non all’altezza dei tempi che stiamo vivendo.
E allora, c’è da augurarsi ma anche pretendere che ci sia una campagna elettorale che, al netto di una ineliminabile dose di demagogia, ci possa anche dare qualche piccolo frammento di discorso verità e che soprattutto si occupi di alcuni temi con linguaggio piano e semplice. Tre temi, senza citare i soliti roboanti rapporti di Banca d’Italia o dello Svimez: lavoro, sanità e trasporti. Le righe sono state molte più di quindici. Perdonateci. Ora chiudiamo.
Cari e care candidati alla presidenza della Regione e al Consiglio regionale dell’Umbria, parlateci di queste cose, di come volete migliorarle e soprattutto come. Fatelo per non farci annoiare, ma soprattutto perché è il segno che del futuro dell’Umbria vi importa davvero.
Non serviteci la solita dose massiccia di camomilla. Grazie e buona campagna elettorale a tutti.
Pierpaolo Burattini