La demografia dalla parte della Chiesa di Bergoglio
A 'Sette minuti' il giornalista Carmelo Palma analizza alcuni dati che peseranno nella scelta del successore di Francesco e nell'indirizzo generale della Chiesa del futuro
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La comunicazione per immagini di Francesco: “Un modello” Radio Glox
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Editoria indipendente, mix di sapere e innovazione Radio Glox
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Sono i giorni delle paginate dei giornali sulla storia di Francesco, sulla sua vita, su ciò che ha fatto, i cambiamenti, le rivoluzioni. Siamo onesti: noi, in Italia, siamo bravissimi ad esseri esperti di tutto purché sia il tema del momento. Se l’Italia gioca la finale dei mondiali, siamo tutti c.t. o direttori sportivi; se si va al voto, siamo tutti Chicco Mentana; e se muore un papa, improvvisamente siamo tutti teologi. E chi sono io per non soddisfare questa voglia naturale (“molto italiana”, direbbe il mitologico Stanis della serie tv Boris) di aggiungere un parere non richiesto sulla scomparsa di papa Francesco? La mitigo solamente in un modo: circoscrivendo il contesto. A me, di ciò che accade in giro per il mondo, interessa spesso il fattore ‘comunicazione’. A parte qualche caso di nicchia e non di grande valore (si veda il caso di Marjorie Taylor Greene, deputata americana e fedelissima di Trump, che ha esultato su X dopo la morte di papa Francesco), in questi giorni è davvero difficile trovare chi non analizza con emozione ed entusiasmo questi dodici anni di pontificato di Francesco. Forse è vero, come diceva Totò, che bisogna prima morire per essere apprezzati, ma è evidente che l’indice di gradimento di Francesco – come dicono in politichese quelli bravi – è oggi o era anche prima altissimo. Mi chiedo se questo è un fatto nuovo, cioè se sia già esistito un Papa così tanto apprezzato trasversalmente, da tutti. Anche perché mi sembra di intuire che il più ampio consenso di Bergoglio – continuiamo ad utilizzare (impropriamente?) termini politici – se lo sia costruito nel popolo, nelle persone comuni, in quelli che in altri contesti definiremmo ‘elettori’, che qua non votano proprio nulla e non sono chiamati a sostenere niente e nessuno. Pensateci, il tema è davvero interessante: in un tempo in cui recriminiamo istituzioni poco credibili, campagne elettorali finalizzate solo a poltrone, promesse mai mantenute, qui il caso è davvero diverso. Papa Francesco per dodici anni è stato credente, credibile e creduto. E ovvio che dentro la Curia romana, dentro al Vaticano, c’è stato chi ha storto il naso, chi non ha condiviso tutto ciò che fatto; ovvio anche che a livello ‘istituzionale’ non sia stato amato proprio da tutti tutti. Ma chi davvero può essere amato da tutti, se fa qualcosa di impattante? Vale nella vita, come nella politica. E la ‘gestione’ della Chiesa è anche un fatto politico.
Il motivo di tutto questo amore nei confronti di Francesco da cosa dipende? Forse proprio dalla diversità dei suoi messaggi, del suo modo di fare e di comunicare. Quella voglia di non rispettare troppo il protocollo, per essere più vicini alla gente. Forse da quello slancio all’umanità e alla semplicità, senza necessità di scivolare nel semplicistico. Forse dipende anche da un fatto tecnico: era il 2013 quando si è affacciato per la prima su Piazza San Pietro, con quell’immortale “Buonasera”. Nel 2013 eravamo agli albori dell’iper-informazione di cui tanto parliamo oggi. C’era Facebook e funzionava bene, ma ad esempio Instagram con la sua potenza è arrivato qualche anno dopo, per non parlare di TikTok. L’informazione nell’online si stava facendo le ossa ed è diventata grande in questi dodici anni di lavori di Papa Francesco. Cioè il percorso di Bergoglio è andato di pari passo con l’esplosione dei nuovi canali di comunicazione di massa. C’entra qualcosa? Forse. Per intenderci, quella camminata zoppicante del Papa in una Piazza San Pietro vuota e battuta da un pioggia triste, per la preghiera Urbi et Orbi dedicata ad un mondo fermo e bloccato per il Covid, non l’abbiamo tutti vista solo in diretta tv, ma ci è poi ripassata sotto agli occhi centinaia di volte grazie ai social. Forse la comunicazione non è tutto ma c’entra, ha reso ancora più vicino e credibile un papa che voleva essere proprio così.
Ora sono già partiti i ballottaggi per i successori. Non mi va ora di puntare il dito su un nome, mi piace però puntarlo su un bisogno. Che sia un Francesco II o un Benedetto XVII, in continuità o meno, abbiamo certamente bisogno – ancora – di un’istituzione credibile, con tutte le accezioni del termine.
Martino Tosti
Scritto da: Radio Glox
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