Burattini Senza Fili

Il dibattito dentro il bicchiere capovolto

today21 Ottobre, 2024 16 8

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A volte, si è come mosche finite dentro un bicchiere capovolto.

Si coltiva l’illusione della libertà, ma quelle pareti di vetro, che sembrano apparentemente aprirsi sul mondo, ricordano che la trasparenza, a volte, è un triste inganno: quel perimetro, infatti, è un consegnarsi a una traiettoria che è sempre identica a se stessa e quelle pareti vitree, immaginarie eppure reali, diventano sbarre di ferro infrangibili.

A volte ci si accorge, a volte no, perché spesso l’abitudine sconfina in rassegnazione o indifferenza, ma, ora, fermatevi un minuto. Pensate a cosa succede nei talk show, in qualsiasi social o piazza reale o virtuale; pensate a cosa è successo quando si è parlato di vaccini o a cosa accade oggi quando si parla di guerra in Ucraina o in Medio Oriente: la scena è la medesima, anche se cambiano gli attori. Quegli attori, a volte, siamo noi stessi, a casa, sul lavoro o semplicemente con gli amici: il confronto tra posizioni e punti di vista diversi o radicalmente opposti finisce per entrare nella dinamica dello scontro aperto, a colpi di frasi calibrate per affondare dialetticamente l’interlocutore. Se può servire, terribilmente alla buona, si ricorre anche al vero e proprio insulto.

Sociologi e studiosi dei fenomeni situati nella vita associata e che, in qualche modo, la governano, parlano sempre più spesso di “estrema polarizzazione del dibattito”: una specie di lotta in un Colosseo del ventunesimo secolo, in cui, alla fine dello scontro, l’unico sconfitto è quel confronto di idee che, da Socrate in avanti, era considerato il sale polis e del vivere associato, in generale. Sparisce tutto dentro l’invisibile bicchiere capovolto in cui, alla fine, non restano che due sole vie d’uscita: quella del silenzio, più o meno consapevole, o quella che sembra la via più battuta, ossia il confronto con opinioni uguali alle proprie o con notizie che confermano la propria idea. Un modo per eliminare, così, ogni spazio per il chiaroscuro che c’è in qualsivoglia pensiero e, soprattutto, per scacciare l’elemento di riflessione e conseguente arricchimento intellettuale o morale che esiste nel misurarsi anche con idee diverse da quelle personali. La capacità di ascolto di posizioni differenti, giorno dopo giorno, scompare e scompare anche la tolleranza verso tutto ciò che non conferma i nostri schemi ideali: tutto diventa un vacuo girare in cerca di conferme senza alcuna messa in discussione. Sull’argomento, consentitemi un piccolo invito di lettura e riflessione: lo scrittore Paolo Giordano, sul Corriere della Sera, ha scritto che nel dibattito pubblico che si è sviluppato sul tragico e doloroso conflitto in medio Oriente sono scese in campo, disposte a forma di testuggine, due squadre in perenne opposizione dialettica e, visto che in entrambe si scorgono uguali ragioni e medesimi torti, ha preferito consegnarsi al silenzio piuttosto che scendere nell’arena.

Una confessione d’impotenza, ma anche un trovarsi a disagio di fronte a chi ha cancellato ogni dubbio e abbracciato granitiche certezze. Come uscirne, e se è possibile uscirne, è difficile da definire o anche solo da immaginare, ma, forse, si può dire quello che non si dovrebbe assolutamente fare: rinchiudersi tra le pareti di vetro di quel bicchiere immaginario e sbattere da un versante all’altro, accontentandosi di qualcuno che ci conferma nelle nostre idee, precludendo la grande fortuna di incontrare chi, pur di opinioni divergenti dalla nostra, fornisce la possibilità di riflettere e meglio comprendere. E, perchè no, magari di scoprire uno spicchio di mondo che noi, che io, non abbiamo mai visto.

Pierpaolo Burattini

Scritto da: Pierpaolo Burattini


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