C’erano una volta, in un tempo ormai lontano e misterioso per chi oggi ha meno di trent’anni, persone che per creare e mantenere profili di pessimo gusto su MySpace passavano ore a imprecare contro il linguaggio html. Un giorno, con l’arrivo di Facebook e dei suoi profili omologati e di facile gestione, l’accesso ai social network è diventato generalista, consentendo negli anni una progressiva occupazione da parte di un sempre più nutrito esercito di cinquantenni e sessantenni.
In breve, sono arrivati i boomer dove all’inizio c’erano prevalentemente giovani, ed è accaduto ciò che accadrebbe ad una festa di liceali se si presentasse all’improvviso un genitore maldestramente vestito da diciottenne e si mettesse a ballare: imbarazzati, molti se ne andrebbero. E così, mentre Facebook si riempiva di “buongiornissimo”, “kaffè”, persone false da eliminare dai contatti, meme sull’essere gettati in mezzo ai lupi e uscirne capobranco, gli adulti sono rimasti meritatamente soli. Fino a qualche anno fa era lecito pensare che la storia dei social network sarebbe stata caratterizzata da una simile dinamica ripetuta all’infinito: una piattaforma popolata da adolescenti che improvvisamente vedono tra i commenti ai loro post i saluti della zia e fuggono terrorizzati.
Da qualche anno però, con una forza lenta ma inesorabile, i boomer non solo hanno raggiunto le isole dove le nuove generazioni si erano rifugiate (Instagram e TikTok) come vichinghi in cerca di nuove terre da saccheggiare, ma le hanno sapute sorprendentemente conquistare diventandone protagonisti invece di scatenare una nuova diaspora. Ne sono la dimostrazione le schiere di fan del Mac64, sessantenne avvocato civilista di Roccella Ionica ossessionato dalla forma fisica e diventato celebre con i suoi “Entra?” e “Beccati ‘sto trapezio” mentre cerca di contenere i muscoli nell’inquadratura, o i seguaci di Domenico Bini, classe 1960 e una passione bruciante per la chitarra e l’Heavy Metal che lo hanno reso un eroe cringe ormai debordato anche sui media generalisti con la sua partecipazione a Che tempo che fa. Ne è un esempio la popolarità digitale di Nevio lo stirato, sessantaseienne residuato delle bische milanesi che, anche grazie alle ospitate a La Zanzara su Radio 24, insieme al fido Filippo Champagne ha conquistato centinaia di migliaia di followers e resuscitato un gergo da scommettitori anni Novanta con parole d’ordine come “è regolare”, “ballarsi la fresca” e “andare in gaìna”. Tra nonne star della cucina e maestre di vita, lo psichiatra Tamburello che diventa un meme (“se pensi di non poterti fermare, fallo”), la parodia del boomer milanese su TikTok e il culto di Gerry Scotti, il successo recente degli influencer più anziani ci offre, siano essi consapevoli o meno, una chiave di resistenza al presente, alla bellezza fisica e alla gioventù come valori assoluti, un atto punk di rivendicazione dell’inadeguatezza di fronte alla società della performance.
Giacomo Nencioni