Radio Glox Talks: con Michele Nani

“Non credo di poter determinare una circostanza fatale che mi abbia spinto verso il teatro. La mia vocazione non rimonta ad alcun istante preciso. La trovo sparsa e costantemente presente in tutti i sentimenti, in tutte le curiosità, in tutte le abitudini e aspirazioni della mia infanzia e della mia giovinezza“: scriveva così Jacques Copeau in uno dei suoi saggi ed è la stessa ‘chiamata artistica’ che si è sentita riecheggiare in ogni parola dell’attore perugino Michele Nani nel corso del talk di martedì 17 dicembre.

A partire dal suo arrivo rocambolesco e ‘casuale’ al Piccolo Teatro di Milano di Giorgio Strehler, posto considerato ‘il più sacro d’Italia, dove molti sognano ancora di poterci mettere piede’, fino al concetto più profondo del ruolo del caratterista, Michele Nani spazia tra ricordi e pezzi di storia, non solo personale, non solo teatrale, non solo attoriale.

“Non c’era segnale preciso che mi dicesse che quella era la mia strada, eppure, ogni volta che salivo su un palco, in quello spazio, avevo la sensazione di stare al mio posto e di aver trovato un luogo che mi valorizzasse”: così, quello che nasce come un ‘gioco del teatro’ da conoscere, scoprire e rispettare, diventa ‘parola fatta carne’, che sa trasformare un uomo in un attore con tratti caratteristici, che sa rimanere nella memoria dello spettatore perché ‘il suo viso ci è familiare’. 

Così, come Dante ha visto se stesso in quel volto divino e… familiare incontrato al termine del suo peregrinare, non si offenderà Gigi Proietti se, ricordandolo nei panni del santo della gioia, anche Michele Nani ha ribadito, insieme a lui: ‘Preferisco il Paradiso‘.