Politicando

Trump interprete perfetto della postverità

today3 Marzo, 2025 20

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Non intendo parlare del video diffuso da Trump, dei relativi contenuti o del disvalore etico che promuove. Vorrei invece proporre qualche riflessione su quello che questo video significa in termini di strategia comunicativa, di flussi di informazione, di trame narrative che hanno l’unico scopo di colonizzare il dibattito pubblico scompaginando la verità fino a sfumarla in qualcosa di evanescente.

Qualche anno fa Anna Maria Lorusso, docente di semiotica presso l’Università di Bologna, ha scritto un libro intitolato Postverità spiegando che viviamo in un contesto sociale nel quale realtà e finzione si sono intrecciate, spesso confuse, rendendo più debole l’idea di realtà e, conseguentemente, di verità. Ad estremizzare questo stato di cose – che prende forma a partire dagli anni ’90 con la tv verità, i reality show, i talent ecc. – sono stati certamente i media digitali, la velocizzazione semplificata e semplicistica delle informazione in rete, l’eco prodotto dalle condivisioni social di qualsiasi contenuto liberamente, e non di rado strumentalmente, prodotto e riprodotto, ed oggi il “gioco” complessissimo dell’Intelligenza Artificiale.

Tutto questo non significa “negare la realtà” e “offendere la verità”, ma come scrive magistralmente il filosofo francese Jean Baudrillard nel 1995, si tratta di una “realtà integrale” dove, proprio grazie ad una simulazione, la realtà si trova non negata ma rilanciata, ri-prodotta. “Non siamo più alienati, né spossessati: siamo in possesso di tutta l’informazione. Non siamo più spettatori, ma performance, e sempre più integrati nel suo svolgimento”.

In questo contesto generale, quello che da anni viene condotto è un continuo proporre livelli sempre più complessi di iperinformazione, di moltiplicazione di verità possibili, fino a lasciare indietro qualsiasi ricerca di un ancoraggio oggettivo agli accadimenti. Le strategie di comunicazione definiscono continuamenti nuovi contorni narrativi, è sufficiente riscrivere le trame del reale, e riprodurlo e commentarlo e sostituirlo nel dibattito all’origine concreta delle questioni, perché a diventare vera sia la nuova storia, la narrazione coprodotta tra emittente e destinatario. Questo accade perché “vero” è il percepito, il condiviso, ciò che è presente nel flusso inafferrabile delle informazioni.

“Mentre potevamo affrontare l’irrealtà del mondo come spettacolo, siamo invece indifesi davanti all’estrema realtà di questo mondo, davanti a questa perfezione virtuale” (Baudrillard, 1995). Chiedevamo più informazione, perché per decenni siamo stati convinti che le informazioni rappresentassero consapevolezza, coscienza e potere, avvicinandoci alla verità. Ora abbiamo ottenuto tanta informazione, continui flussi di notizie, commenti e porzioni di dibattito pubblico, opinioni e posizioni: in definitiva una costante rappresentazione di quella che crediamo essere la realtà, una rappresentazione virtuale tanto articolata da apparire perfetta.

Trump, e molti altri come lui, mantengono ferma l’attenzione su di sé, non concentrandola in una singola questione permettendo così che su di essa si strutturi un’opposizione efficace, bensì proponendo un amalgama di molte questioni che frantumano l’attenzione, confondendo la gerarchia di importanza, rafforzando il potere di definire l’agenda pubblica, manipolandola e contemporaneamente costruendo una realtà nuova, strumentale, che supera continuamente il limite non tanto e non solo di ciò che è eticamente accettabile, ma di cosa sia credibile e possibile, in definitiva di casa sia la verità.

Il tema è complesso e in parte inquietante: la contemporaneità sta dimostrando a tutti noi che la “verità” non è una condizione necessaria alle nostre esistenze, esse si dispiegano comunque su flussi di una iper-realtà che quotidianamente accettiamo – e forse non è possibile fare diversamente – e che dimostra la piena maturità dell’epoca della postverità.

Chiara Moroni

Scritto da: Radio Glox


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