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Una buona idea

today30 Settembre, 2024 87 8

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Una buona idea. È il titolo di una canzone del 2012 di Niccolò Fabi, cantautore di scuola romana. Fabi in questo pezzo, che peraltro consiglio di ascoltare a chiunque stia leggendo, si dice “orfano”, non nel senso letterale del termine però. Si dice orfano di occasioni valide, orfano di sane discussioni, di tempo e silenzio, di un maestro da ascoltare o di comete da seguire. In soldoni Fabi dice – provando a leggere oltre la metafora – che tutta questa roba a lui lo riguarda poco, perché in fondo lui non è figlio di un’epoca poi così bella. Tra me e il cantautore romano passano alcuni anni, eppure credo che questo sentimento sia abbastanza condivisibile da svariate generazioni. Almeno di tutte quelle che sono nate, o quantomeno quasi sempre vissute, in un tempo di crisi economica, sociale, politica, culturale e chi vuole aggiunga pure che tanto c’è spazio per tutti. Ma perché, quale delle generazioni attuali può dire di poter dar spazio al tempo o (ma quando mai) al silenzio? Chi può dire che è questa l’epoca in cui poter ascoltare dei saggi maestri o investire dei pomeriggi o serate intere in sane discussioni? No. Non è roba per noi.  Le nostre sono le generazioni del millesimo di secondo, in cui tutto è istantaneo, in cui conta ciò che è funzionale e non ciò che è affascinante. Deragliare per prendersi del tempo non è che non sia concesso a queste generazioni, è che ci è stato detto che non era è utile, perché ci sono cose più urgenti. Eppure la canzone di Fabi, così come la nostra canzone, quella che ognuno di noi vive tutti i giorni dal momento in cui si alza dal letto al momento in cui ci torna, ha un ritornello e quindi un punto di svolta. Qual è la soluzione per noi orfani di un’epoca prosperosa e positiva? Essere padri di una buona idea. 

Forse sarò un po’ presuntuoso, ma io scrivo da dentro un’anomala redazione e posso garantirvi che le persone che vedo passare da una stanza all’altra con fogli in mano, quelle che in questo momento stanno parlando davanti ad un microfono o le altre che stanno fissando un monitor, tentando di scrivere di qualcosa di intelligente, si sentono tutte padri e madri di una buona idea. Questa idea ha preso il nome di ‘Radio Glox’. Un’idea nata circa un’anno fa, resa pubblica  qualche mese fa e che giorno dopo giorno però sta prendendo forma e consistenza. Un’idea che ci appassiona: prendere una radio che aveva quarant’anni di storia, renderla indipendente, e trasformarla in un piccolo faro dal quale guardare il mondo intero, senza fermarsi ai primi confini che si incontrano, per poi raccontarlo in modo alternativo e, se possibile, innovativo. Glox sta per ‘glocal’, ovvero l’unione tra il locale e il globale: la missione è valorizzare le nostre radici locali ma non rinunciare ad una narrazione del globale. Un progetto anomalo con una redazione anomala ho detto, perché qua ci sono molte persone giovani ma anche alcune che si sentono giovani (absit iniuria verbis, cari colleghi); non ci sono solo giornalisti ma comunicatori in vario modo, tra conduttori, autori, tecnici, content creator e via dicendo. Credetemi, non è poi così comune. E, a partire da oggi, la nostra radio è anche scritta, non solo parlata. In questa sezione ‘Scripta Manent’ sarà possibile trovare degli editoriali, due a settimana, che, nel rispetto dei principi del progetto, contribuiranno al nostro obiettivo comune: raccontare l’attualità. Spunti di riflessione di lungo respiro, senza tutti gli orpelli tipici della tradizione, con professionalità e semplicità. Le firme che vedrete alternarsi nel corso delle settimane hanno storie diverse, età diverse, passioni e sensibilità diverse. In comune però hanno ciò che interessa a Radio Glox: uno sguardo alternativo ed interessante sul mondo. 

Questa, sì, è una buona idea. 

Buon ascolto e, da oggi, buona lettura.

Martino Tosti

Scritto da: Radio Glox


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