Dove va l’Europa? Mario Draghi ha idee precise per cercare di governare con intelligenza gli avvenimenti e le sfide del nostro continente. Incaricato dalla Commissione Europea di produrre una relazione sul futuro della competitività europea, l’ex presidente della Banca Centrale Europea ha presentato un rapporto corposo con raccomandazioni dettagliate circa il futuro dell’economia europea, ma non solo. Su queste raccomandazioni molto è stato detto, e molto ci sarà da dire in base a come la Commissione Europea, in concerto con gli stati membri, deciderà di metterle in pratica; ma lo scorso 17 settembre, presentando il rapporto al Parlamento Europeo, Draghi ha anche delineato la sua visione da statista dell’Europa del presente e del futuro. Oratore limpido e ispirato (famoso il suo “whatever it takes” nel 2012, da molti considerato un punto di svolta nella crisi economica dell’Eurozona), Draghi non si è nascosto dietro a tecnicismi, e se lapolitica è anche discernere la realtà per proporre soluzioni concrete, ha proposto una vera idea politica di Unione Europea.
L’Europa di oggi è un continente affaticato da molte sfide, eppure ancora pieno di risorse: a queste risorse bisogna fare appello per recuperare competitività, perché solo un continente prospero e che tiene a freno le diseguaglianze, solo un continente forte e sicuro può essere un continente libero. L’Europa del 2024 secondo Draghi è invece largamente dipendente dall’esterno in termini di tecnologia ed energia, e ancora impreparata in materia di difesa. Draghi non minimizza lo scontento di alcuni settori dell’opinione pubblica per un’Unione Europea percepita distante, e lo sconcerto diffuso per le rapide innovazioni tecnologiche: il futuro dell’Europa è invece in una rinnovata competitività che colmi i divari tecnologici con soluzioni su misura a seconda dei settori, fuggendo però facili protezionismi; nell’impegno per energie alternative senza dimenticare che questo deve avere benefici reali, e percepiti come tali dai suoi cittadini, anche in termini di costi; in un rinnovato patto sociale per la formazione in materia di nuove tecnologie; nell’investimento nella difesa, consci che proprio la pace è il cuore del progetto europeo.Fra vecchi rancori e debolezze ataviche, non per la prima volta nella sua storia, l’Unione Europea si trova ancora ad un bivio fra paralisi e integrazione. Non solo, quindi, in virtu’ degli ideali del progetto europeo, ma anche pragmaticamente, poiché è ovvio che le sfide e le minacce presenti e future eludono la capacità dei singoli stati, una nuova spinta per un’integrazione ponderata rimane senz’altro la scelta preferibile.
Francesca Varasano